Interviste
Il Red Setter Club d'Italia presenta una serie di interviste ad appassionati che a vario titolo hanno portato un contributo nel miglioramento della cinofilia nazionale; in considerazione dell'autorevolezza che rappresentano, siamo certi che la loro opinione, se ben meditata, potrà portare beneficio alla nostra razza sotto il profilo del miglioramento zootecnico.
Massimo Lorenzi
di Luca Giovannini (tratto dall'Annuario RSC 2023)
Per questa occasione habbiamo avuto la possibilità di intervistare il dottor Massimo Lorenzi, una delle persone che in Italia si sono impegnate con grande passione ed abnegazione per la valorizzazione e diffusione dei nostri cani ai massimi livelli, organizzando: campionati, speciali di razza, raduni per cacciatori, incontri formativi; cercando sempre di promuovere e far conoscere il setter irlandese ad una platea sempre più vasta, rivolgendosi, per così dire, sia al colto che all’inclita.
Già presidente della sezione irlandesi della SIS (Società italiana Setter) ha portato al Campionato diversi soggetti e tuttora sta portando avanti dei cani nel circuito delle prove internazionali in Caccia a Starne.
- Come nasce la passione per questa razza, ricordiamo che fino a qualche lustro fa era considerata debole nella ferma, diffcile da addestrare, tardiva nel maturare…
Quando si è molto giovani e si va a caccia, c’è l’entusiasmo e cerchi sempre di apprendere dagli amici più anziani ed esperti, magari migliorando qualcosa.
La passione per l’irlandese nasce dopo la passionne per il cal.20 come fucile da caccia, parliamo di ciquant’anni fa, la mia prima licenza data 1974!
La scelta del setter irlandese è stata per gusto di sfida, c’era questo bellissimo cane, avevo studiato le razze di cani negli studi di veterinaria, ma nel mondo venatorio era messo all’angolo: sono belli ma non fermano…
E’ stata una sfida col mondo venatorio e con me stesso per misurarmi con qual’cosa di importante; tra il cal. 20 (in quegli anni imperava il cal. 12) e un setter irlandese al guinzaglio lascio immaginare i commenti caustici dei cacciatori!
-Posso immaginare… “Che eccentrico il dottor Lorenzi!”
Così incominciò la ricerca di cani da lavoro; ho avuto tanti anni di sfortuna, nel senso che prima di conoscere il mondo degli irlandesi anch’io ho “picchiato la testa” in posti dove non dovevo andare. I primi allevatori e cinofili che ho conosciuto sono stati Artemio Zanetti e Giovanni Paradisi; la prima vera grande soddisfazione a caccia è stata con una figlia di Camp.Ass. Farouk.
Ho fatto esclusivamente il cacciatore fino ai primi anni 2000, poi ho conosciuto un altro mondo: il mondo della cinofilia ufficiale.
-Quindi dall’80 ai primi 2000 esperienza di caccia, sempre cinofilamente intesa con cane da ferma.
A me è sempre piaciuta moltissimo la caccia alle quaglie con il cane da ferma, anche per un motivo di tradizione venatoria locale, è una caccia che mi ha contraddistinto per molti anni, prima di affacciarmi a cacce forse più sofisticate e impegnative per le lunghe percorrenze. Un cuciolone che dimostra qualità nella caccia alla quaglia, ritengo possa fare qualsiasi tipo di caccia da adulto.
Non a caso i primi addestramenti cerco di farli su quaglie naturali; un grosso problema che hanno gli irlandesi è di lavorare su animali di allevamento messi, sovente esprimono movimenti di coda…
-Mi fa piacere sentire queste parole, perché ho sempre svezzato i miei cuccioloni su quaglie selvatiche, senza condizionamenti, se non la chiamata, per metterli in situazione di esprimere tutto il loro potenziale in termini di qualità naturali.
Soprattuttto il setter irlandese ha un carattere molto diverso dagli altri, ha bisogno di essere molto più coccolato, devi essere assolutamente in sintonia; persone che hanno allevato ad altissimo livello mi hanno sempre confermato che è un cane con cui si ha un feeling diverso, un cane che si attacca molto alla persona, un cane che ti dà molto ma devi dare anche tu molto in senso di affetto, di comprensione, di legame stretto con il cane.
Sfatando un luogo comune, non è vero che ne riesce uno su cento, basta rivolgersi alle linee giuste.
Poco dopo il 2000 in Italia c’era il grosso problema che non si riusciva più a reperire soggetti di qualità, naturale quindi rivolgersi all’estero, nella fattispecie anch’io mi sono rivolto all’allevamento francese. Entrai in possesso di una cagna importante (PluriCh. Brava du Vallon de Beaudini, n.d.a.) e incominciai a frequentare, oltre alla caccia, le prove amatoriali (quelle del salame o formaggio come premio); visto sempre con perplessità dagli altri concorrenti, la cagna tuttavia dimostrava qualità non comuni.
- Quindi verso il 2005-2006 ti affacci alla cinofilia ufficiale, la Brava aveva già 5-6 anni, la cagna in poco tempo diventa PluriCh.e in pochi anni arrivi a ricoprire il ruolo di presidente della sezione irlandesi SIS, quindi della cinofilia ufficiale. Da lì inizi a portare avanti altri cani importanti ed a organizzare numerose manifestazioni ed eventi per far conoscere ed apprezzare la razza.
Quando ho ricevuto l’incarico in senso alla SIS, ho ricoperto un incarico che di fatto era vacante in quanto nessuno voleva fare il presidente degli irlandesi; come obiettivo mi sono posto di cercare di portare ad un livello qualitativo più alto la nostra razza. C’erano ottimi cani in giro, ma si trattava, a mio avviso, di farli conoscere, perché il nostro eterno problema è di far conoscere questi cani. Con questo obiettivo sono riuscito a portare in italia un Campionato Europeo di Caccia Pratica su Selvaggina Naturale, impresa ardua, ma coronata da un riscontro positivo crescente edizione dopo edizione.
Il fatto che il Club irlandese sia inserito nella SIS (Società Italiana Setter) è importante per la copertura economica: da soli non “vivremmo”. La SIS, rappresentata attualmente nella persona di Alfio Guarnieri come Presidente e prima da Paolo Gulinelli, ha sempre compreso il nostro impegno sostenendoci fattivamente. Organizzare un Campionato Europeo comporta un impegno economico ingente, quindi si rende necessaria una copertura per le spese.
La soddisfazione principale non è stata tuttavia nell’organizzazione del Campionato ma nell’evoluzione che hanno avuto i nostri setter irlandesi negli ultimi anni.
- Devo dire che se fossi arrivato qualche anno prima a ricoprire certi incarichi la situazione della nostra razza forse ne avrebbe beneficiato…
Alla luce della tua esperienza di cacciatore prima, e di cinofilo poi, come hai visto l’evolversi della razza nel nostro paese? Soprattutto alla luce del confronto con le altre razze, al riguardo vorrei ricordare che hai qualche soggetto sul furgone del dresseur professionista Mauro Iazzetta, i cui i primi avversari dei tuoi setter irlandesi sono i propi compagni di scuderia: pointer e setter inglesi.
Consideriamo inoltre ciò che sta avvenendo in Italia, ovvero l’accentuarsi di uno iato tra cinofilia agonistica e cinofilia venatoria, ovvero all’interno delle linee di lavoro una separazione tra linee sportive e di caccia. Vorrei sapere cosa pensi di questa dicotomia.
Infine le peculiarità che hai riscontrato nei setter irlandesi nel loro utilizzo… spero di non essere stato troppo prolisso.
Frequento da anni le prove, posso dire che attualmente abbiamo dai 20 ai 30 soggetti che possono benissimo competere nella nota della Caccia a Starne. Alla classe superiore (Grande Cerca, n.d.a) ci arriveremo, abbiamo avuto qualche soggetto sfortunato, qual’cun altro che ne avrebbe avuto le possibilità. Teniamo presente un fattore non certo trascurabile, per fare la classe superiore dovremmo avere anche i terreni per poter provare i cani. Mi spiego meglio riportando il pensiero del dresseur Aleksandar Cakic che porta anche un certo numero di irlandesi importanti, “Se vieni qua (in Serbia, n.d.a.) e hai un cane che fa discretamente la nota della Caccia a Starne, può succedere che su questi terreni cominci ad avere delle aperture decisamente diverse; tanti potrebbero essere i cani che riserverebbero delle sorprese dimostrando di poter fare la classe superiore”.
L’importante, a mio avviso, è che i cani che presentiamo in prova, come è successo nelle speciali di Parma, in percentuale il numero dei nostri soggetti in classifica è stato superiore. Questo succede molto spesso, e mi fa pensare che la ferma non sia più un grande problema degli irlandesi.
Oggi non dobbiamo correre il pericolo (che stanno correndo invece altre razze), in cui anche nelle prove di Caccia Pratica, il percorso deve essere assolutamente geometrico, con aperture sempre maggiori in cui viene enfatizzata la velocità del cane. Noi non dobbiamo perdere la ferma del cane cacciatore.
Noi, come setter irlandesi, abbiamo un grosso problema, ovvero quello di rappresentare un numero esiguo, quindi è importante aumentare i cani che vanno a caccia, per poi attingervi quei riproduttori che hanno qualcosa in più rispetto agli altri.
Se non aumentiamo i soggetti che vanno a caccia, non avremmo la possibilità di aumentare i soggetti che fanno le prove; per questo il setter irlandese deve diventare un soggetto invogliante i potenziali utilizzatori. In questo senso dei segnali positivi ci sono: soggetti che sono piaciuti a nuovi utilizzatori perché vanno bene a caccia.
Questo non dobbiamo perderlo di vista, perché siamo troppo pochi per pensare di selezionare soggetti solo per fare le prove.
Un argomento che sovente fa capolino nei discorsi che facciamo coi giudici è l’importanza della venaticità che non dobbiamo perdere, oltre ovviamente allo stile di razza. Molti giudici mi riferiscono che i nostri cani guidano molto più degli altri, è una delle peculiarità che non dobbiamo perdere; possiamo vedere delle grandi guidate degli irlandesi.
-Questo ci conforta…
Ma non dobbiamo andare all’eccesso, all’eccesso della velocità, all’eccesso della competizione; l’eccesso della competizione credo che ci veda perdenti, non tanto per mancanza di capacità ma perché abbiamo un numero limitato di cani.
Noi dobbiamo mettere i cani nelle mani dei cacciatori e da lì potremmo continuare a migliorarci.
Devo anche dire che in certe situazioni i nostri cani meriterebbero altri proprietari… riuscire a fare gruppo è sempre importante, io non ho fatto la strada da solo, ho avuto intorno delle persone che sono venute coi cani; riuscire a fare quaranta setter irlandesi di ottimo livello in Italia non è scontato…
Consideriamo che in Italia ci sono delle grosse difficoltà ad addestrare i cani, questo è un altro problema che ho sempre posto all’attenzione della SIS; ci sono problemi a reperire selvaggina, ma ci sono anche problemi con gli agricoltori. Io vengo dal mondo dell’agricoltura e lo dico forte: il mondo degli agricoltori non ci vuole più bene!
- Non si riesce proprio a costruire un’alleanza anche per reciproco interesse?
Si fa molta fatica! Si fa sempre più fatica anche a organizzare le prove, per l’occupazione della proprietà privata, perché l’Europa va in un altro modo. Ecco perché mi sono battuto in consiglio della SIS per la Serbia, ma potrebbe essere la Macedonia, l’Ungheria, ovvero quei posti dove è possibile costruire i nostri cani. Mi spiego meglio, noi alleviamo i cani, ma fino a 18, 24, 36 mesi non sappiamo cosa abbiamo in mano; un problema è che troppo spesso scartiamo dei cani giovani. Ma i cani hanno bisogno, soprattutto i nostri, di una maturazione maggiore rispetto agli inglesi e pointer. Oggi si sente affermare:“Il cane a due anni deve essere campione”, ma deve costruirsi anche lui mentalmente frequentando terreni dove abbia la possibilità di esprimersi. Questo in Italia è difficile…
Non a caso, come succede da noi negli ultimi anni, ai Campionati emergono dei cani che vivono 12 mesi all’anno in Serbia. Non è casuale la cosa, sicuramente le possibilità che ci sono in quei posti noi non le avremo mai.
Organizzare le prove è difficile, ma lo è ancora di più per chi si deve fare 500-600 chilometri per parteciparvi, per questo il mio spirito è sempre stato quello di aggregare.
Altro aspetto che ho sempre sostenuto è che quando si organizza un Campionato d’Europa bisogna mettere la maggioranza dei cani nelle condizioni di incontrare, altrimenti c’è il rischio che diventi un campionato di fortuna. Questo è uno degli obiettivi che mi sono sempre dato. Considera che quando abbiamo fatto qualche edizione senza fare classifica nei Campionati d’Europa, chi prendeva una rivista specializzata era portato ad affermare:”Vedi, non fermano! Non mettono neanche un cane in classifica”.
Poi ci sono i nuovi regolamenti, c’è la difficoltà per i nostri soggetti di ottenere lo stesso numero di qualifiche in speciali di razza come per gli inglesi e i pointer per diventare campioni: altro grande problema! Noi non abbiamo il numero che hanno quelle razze, per questo, assieme ai gordon stavamo lavorando (prima del commissariamento) per cercare un po’ di ridimensionare questo aspetto. Con queste regole diventa difficile fare dei cani Campioni, ma i nostri soggetti lo meritano e ci serve anche come immagine.
In questo senso un appuntamento importante è quello di Campo Felice (AQ), di fronte ad un pubblico veramente importante presentiamo dei soggetti che si sono distinti; quest’anno abbiamo ottenuto anche di premiare i Campioni nelle varie discipline. Credo sia una buona immagine.
Per concludere, posso dire che oggi i soggetti italiani mai come adesso sono stati all’apice dell’allevamento europeo, è chiaro che il cane che viene allenato tutte le mattine sulla selvaggina alla fine ha dei risultati diversi rispetto a chi si fa 500 km ogni 15 giorni per allenare. Dobbiamo porre rimedio anche a questo, cioè creare delle aree apposite, di stare più uniti noi, di fare delle trasferte insieme, insomma di creare dei momenti di coesione per questa razza, di lavorare in rete.
L’aspetto agonistico è veramente difficile, anche perché nel frattempo crescono anche le altre razze, gareggiamo con pointer e setter inglesi che hanno altri numeri (iscrizioni 2023 cuccioli setter inglesi: 10863; nel 2021: 14536, n.d.a.).
Noi abbiamo quasi tutti proprietari /conduttori, ma i cosiddetti furgoni (dresseur professionisti, n.d.a.) arricchiscono la razza, conosco personalmente un paio di dresseur che vorrebbero avere un iralendese da mettere in scuderia, ma siamo un po’ pochi… E’ chiaro che ottenere i risultati sul furgone di Mauro Iazzetta, o di altri dresseur è difficile, però quando hai un soggetto che ottiene le massime qualifiche, hanno un alto valore.
Una delle più belle soddisfazioni resta sempre quando un cacciatore prende un tuo cane, e dopo due anni ti arriva un riconoscimento, questa è la strada che mi sento di dire: è quella giusta! I cani devono far le prove, ma non dobbiamo abbandonare il mondo della caccia perché è la nostra linfa, anche se la caccia ha i suoi problemi…
- Certo, si può fare anche una caccia sportiva, in cui non necessariamente il carniere viene considerato l’obiettivo più importante, ci può stare anche l’abbattimento qualora ce ne siano le condizioni, ovvero di abbondanza di selvaggina. Per gioco forza ho dovuto adattarmi a questa situazione, personalmente abito a 20 minuti di strada dall’alta montagna in cui posso portare i cani a incontrare il gallo forcello, senza sparo però, perché trattasi di specie severamente contingentata. Ritengo questo comunque una fortuna, soprattutto in considerazione della sitauzione attuale in Italia.
Avendo cacciato con tutte le altre razze, gli irlandesi sono come tutti gli altri, se si attinge alla genetica giusta fanno quello che fanno gli altri cani: il setter irlandese è un cane da caccia, da ferma, gruppo 7.
- Tutto sommato anche i giudici ci sopportano…
Non direi che ci sopportano, direi che spesso noi abbiamo creato il problema della ferma, personalmente non lo vedo come un grosso problema. La famosa faccenda della Four Roses du Pied du Mont penalizzata in classifica per lo stile di ferma in una gara internazionale, basterebbe che qualcuno invece di parlare andasse a leggere la relazione, e si capirebbe il perché non ha raggiunto il CAC (certificazione) che non è dipesa dallo stile di ferma flesso o acquattato, bensì per le aperture su un lato. Su un lato per quattro lacet non ha aperto.
- Quindi un cerca inizialmente sbilanciata.
Comunque è scritto tutto in relazione, non lo dico io.
Ma non è questo il problema, credo che tutti noi abbiamo preso qualche certificazioni col cane che ha fermato a terra, ma dipende dal momento e dalla situazione in cui il cane va in ferma. Per me non è assolutamente un problema, e per i giudici non credo sia più un problema, ormai hanno recepito qual’è la situazione. Al proposito abbiamo anche organizzato degli incontri formativi, anche con giudici da esposizione, in quanto anche nella morfologia sono cambiate delle cose. Certo, non possiamo pensare di raggiungere tutti i giudici e capovolgere una situazione in poco tempo, però anche su questo tema siamo sulla strada giusta.
La cosa più bella di quando andiamo a fare le prove è che i nostri cani vanno in classifica al pari o forse più degli altri, i numeri ci dicono questo. Ciò mi porta ad affermare che non abbiamo lavorato male.
- Al campionato Europeo a Castelvetro (MO), ambiente magnifico, oltre a un pubblico numericamente importante, vale la pena ricordare che c’è stata anche un’adesione di partecipanti numericamente importante, nonostante l’assenza della rappresentativa francese.
Si, ma dove abbiamo fatto il Campionato Europeo è un ambiente difficile: i fagiani sono di covata, appena li fermi fuori dal bosco pedinano nuovamente verso un gerbido ed i cani sono tutti fuori, questo è un limite grosso. Gli altri organizzatori non ci vanno perché i cani che andrebbero fuori classifica sarebbero tanti. Un’altra cosa che mi piacerebbe è che si potessero vedere i cani in occasione di questi campionati; se facciamo un Campionato Europeo la gente vuol vedere i cani, questo siamo riusciti a farlo a Mantova per qualche anno. Questo è importante perché noi non abbiamo tante altre occasioni, in Francia negli ultimi due anni abbiamo visto i cani italiani e qualche cane estero, al Campionato Europeo Caccia Pratica in italia abbiamo visto qualche cane diverso.
Questo è un po’ il mio cruccio sull’organizzazione del Campionato. Un cane quando corre non mente! Ad esempio, in Francia ho visto il turno di Mistake con una cagna tedesca, turno da cardiopalma… Ecco, la possibilità di vederli credo sia davvero importante anche per individurare gli eventuali riproduttori.
|
Enrico Marchetti
di Luca Giovannini (tratto dall'Annuario RSC 2022)
- Conosciamo tutti Enrico Marchetti, chi è, cosa fa, in Italia è il dresseur più importante per le prove a beccaccini, prove che frequenta non solo in Italia, ma anche in Francia…
Ci vuoi raccontare la tua storia, come è nata la passione per la caccia, per i cani da ferma e, in particolare per questa specificità del beccaccino?
Provengo da una famiglia di cacciatori dove prevalentemente si cacciava il beccaccino, che allora come adesso viene considerata la selvaggina tipica della Pianura Padana. Mio papà, allora non esisteva l’addestratore professionista, teneva qualche cane da addestrare per dei signori di Milano; venivano a prendere i cani la domenica, il loro giorno di caccia, in quanto la mia famiglia abitava vicino a Milano. Da lì è nata la passione per i cani e sono nato sul terreno dei beccaccini. E’ l’unica selvaggina che abbiamo a disposizione e che abbiamo sempre avuto.
- Quindi, il papà è stato papà e maestro…
Si, papà e mio zio, grande conoscitore di caccia ai bec-caccini con i cani, soprattutto con i setter inglesi, perché allora si cacciava molto con i setter inglesi. Allora si cacciava pre-valentemente in marcita, oggi non esistono più, sono tutte risaie.
- Quindi nasci fin da subito con pane e beccaccini, il primo amore lo hai tenuto per tutta la vita!
Si, e ce l’ho tuttora!
- Sul tuo furgone hanno trovato spazio tanti soggetti delle razze inglesi da ferma che hai preparato e portato al successo. Tra essi naturalmente anche dei setter irlandesi: molti dicono che l’irlandese sia un cane difficile da un punto di vista caratteriale, permaloso, a volte un po’ troppo sensibile, altre volte poco solido nella ferma… La tua esperienza qual’è stata? Forse, vanno aspettati un po’ di più, rispetto ad esempio al setter inglese? Cosa ne pensi?
Penso che attualmente, sottolineo attualmente, il livello dei cani sia molto molto elevato, cani che fermano bene, cani che non toccano la coda in ferma; sono sempre di più i soggetti che arrivano presso di me con queste doti. Inizialmente ho sempre avuto l’irlandese nel cuore più degli altri cani, sicuramente, più delle altre razze, anche se ho vinto con setter, pointer, gordon, kurzhar, bracchi italiani. Però ho avuto sempre l’irlandese nel cuore, sempre. Purtroppo, in passato erano pochissimi i cani che avevano le capacità per applicarsi con successo alla caccia.
Incominciai a innamorarmi a questa razza vedendo un po’ gli irlandesi che presentava Jean Francois Meret; allora giovane, aveva Vasco, Shanon… erano veramente forti e avevano le capacità di combattere con i miei inglesi.
- Saremo verso il 2005, quegli anni lì…
Si. Poi ebbi un cane da Giuseppe Cocozza che veniva dalla Caccia a Starne portato da un mio collega, lo provammo a beccaccini e il cane si applicò benissimo!
- Gimac Nick?
Esatto, da lì è nata un po’ la mia storia dell’irlandese a beccaccini, da allora ho sempre avuto qualche irlandese sul furgone che poteva tranquillamente combattere con gli altri inglesi.
Attualmente, il numero di cani irlandesi che cacciano, che tengono il vento, che fanno la prestazione e ripeto che cacciano, è molto più alto di qualche anno fa. Adesso, secondo me, gli irlandesi sono cani cacciatori, certo bisogna seguire le correnti di sangue giuste; sono cani emozionanti quando entrano nel cono dell’emanazione. Solo questa razza riesce a sentire un beccaccino a distanze incredibili!
- Mi pare di capire che ci sia una vocazione naturale su questo particolare tipo di selvatico. Tra le righe posso leggere questo?
Si, si, esattamente. L’irlandese bravo tocca il beccaccino a una distanza che nessuna altra razza riesce a toccare; l’irlandese bravo è un cane, parlando di risaie, ad esempio mi viene in mente Manny, che prendeva i beccaccini da una risaia all’altra. Non so, e non ho mai capito come facesse… era nato così. Manny è stato un cane veramente emozionante!
- Strepitoso, mi viene da dire…
Hai parlato di risaie, dei mares in Francia, ci potresti spiegare la particolarità dei terreni, delle emanazioni che li contraddistingue?
Sicuramente la risaia è il posto, soprattutto qua in Lomellina, più brutto per fermare per qualsiasi cane, perché non c’è mai il vento teso; siamo in una conca che è la pianura delle risaie, quindi il vento non esiste proprio. Ci sono quelle giornate uggiose, un po’ nebbiose che non sai cosa fare con il cane.
La Francia è tutto pascolo, non esiste una risaia, ed è molto molto ventilata; la differenza è soprattutto che in risaia ci sono tante emanazioni, garzette, ibis, galinelle, anatre, beccaccini, frullini; in Francia nel pascolo c’è solo beccaccino o frullino, nient’altro, pertanto l’emanazione è molto più chiara.
- Mi viene da dire che qua, un buon beccacinista in risaia oltre a sopportare il fastidio che provocano le stoppie sugli arti, un terreno dove si affonda e pertanto difficile fisicamente da affrontare, un soggetto deve avere proprio la fissa del beccaccino. Cioè dimentico tutte le altre emanazioni di selvatici, lepre, germani ecc…
Le deve disbrogliare da solo, e posso dire che questa razza è molto brava a disbrogliare queste emanazioni che non interessano; andare sull’emanazione è molto importante per lui.
- Quindi via tutto, per riuscire a individuare quel filo invisibile che ti porta sul beccaccino...
Sì, inoltre, in particolare questa razza quando entra nel cono dell’ emanazione è bellissima, non tanto la ferma, ma è bellissima l’azione prima che vada a fermare. Quando fila, poi la perde, la riprende... solo gli irlandesi o pochissime altri cani fanno questo.
L’irlandese è bello quando tocca il cono, ti trasmette l’emozione, lo perde, lo riprende...
- Lì vedi la qualità…
Per un appassionato è così, io lo faccio come lavoro, però è la mia passione, è la mia vita, e mi trasmette emozione.
- Bè, considerando le prove che frequenti, il prestigio, immagino che quando arrivi in certe situazioni, le gratificazioni che ti dà il cane, in cui viene fuori tutto il lavoro che avete fatto precedentemente insieme... mi viene da dire, forse usando una parola esagerata, quasi una simbiosi, comunque una intesa profondissima, penso che questo sia davvero emozionante e appagante di tanti sacrifici.
Soprattutto in questa razza la simbiosi, essere insieme, è molto, molto importante; è un cane che deve capire se tu lo punisci, perché lo punisci; è un cane che non puoi punire come tutto il resto dei cani. Se hai un cane buono cerchi sempre di tenertelo, non di buttarlo, quindi tenti sempre di salvare il cane buono, anche se ha dei problemi cerchi sempre di togliergli con gentilezza.
- Mi viene da dire, c’è sensibilità, c’è intelligenza e c’è ardore, la bravura del dresseur è giocarsi con equilibrio su questi tre punti.
E’ così.
Quando il cane tocca il vento è bellissimo, e quando va a fermare le starne o i beccaccini si possono fermare solo con questo sistema.
- Riguardo al discorso precocità, soprattutto nei confronti del setter inglese o anche con il gordon, non dimentichiamo che hai portato anche dei gordon ai massimi livelli, cosa ci puoi dire?
Attualmente penso non ci sia una grandissima differenza, siamo a livello delle altre razze, sicuramente. Il cane bravo, nasce bravo di qualsiasi razza sia, poi sta a noi affinarlo, ma il cane bravo è bravo!
Penso che oggi in questa razza nascano parecchi cani bravi da caccia ed è già una grandissima cosa. Iniziamo con la caccia, poi vediamo, sta a noi affinarli per fare qualcosa non di superiore, perché già la caccia è una cosa superiore per tutti i cani; è per il nostro piacere, se vogliamo, fargli fare le prove.
- Parole importanti queste…
Spostandoci sulla tua professione specifica, parlando di addestramento, quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato; a volte sembra che questi cani fermino meglio la selvaggina naturale piuttosto che la selvaggina posata come la quaglia. Cosa ne pensi?
La roba messa per questa razza è deleteria, non la capisce, è un cane che ha bisogno del vento, sulla roba messa non è una razza portata secondo me.
- Non ci crede.
Non riesce soprattutto a gestirla. Questa è una considerazione molto personale per una razza che, ripeto, mi piace tantissimo.
- Vuole i giochi veri insomma, che siano anche giochi ma credibili… Non è un cane da portare al quagliodromo.
No. Secondo me non è una razza capace da fare il quagliodromo, questo ovviamente è il mio parere personale.
- Colleghandoci alla domanda precedente, quali sono le lacune ancora presenti sulle quali secondo te sarebbe utile focalizzare l’attenzione in fase di allevamento di selezione al fine di colmarle. Penso ad esempio al consenso naturale.
Col consenso non siamo molto messi bene, sono cani che vanno a fermare e non curano il compagno di coppia; sul consenso non siamo messi a livello delle altre razze, sicuramente. Il consenso viene un po’ a mancare, almeno nelle correnti di sangue che piacciono a me, però non è detto che tutti i cani siano così. Il consenso si può insegnare ovviamente. Questo per la mia esperienza.
- Per contro quali caratteristiche salienti sono da conservare e possibilmente da migliorare?
Penso che in questo momento dobbiamo migliorarci noi persone per capire questa razza, in questo momento ci sono dei cani veramente bravi, e sta a noi capirli, valutarli e possibilmente a valorizzarli. Ma valorizzarli non significa fargli fare necessariamente le prove, già farli cacciare, per una razza così, è veramente importante.
- A. Barbanti: Sono anni che vado a caccia a beccaccini, ho notato che ci sono dei soggetti che capiscono il terreno ancora prima di sganciarli. Mi spiego meglio, ci sono dei soggetti che se li porti in una risaia in cui non ci sono beccaccini non la interpretano a dovere. Se la fanno, la fanno quasi con malavoglia, poi magari arrivano in certi angoli della risaia e il comportamento diventa da autentico cacciatore.
Le risaie in genere sono i terreni più difficili per tutte le razze; correndo in una risaia che non ha nessuna emanazione perchè asciutta o perché non c’è vivacità, qualsiasi cane non ci crede, oppure non si impegna più di tanto o si impegna in modo diverso.
- Si potrebbe definire intelligenza venatoria? Ad esempio su un campo di allenamento con la presenza arbustiva adeguata esprimono al meglio le qualità...
Certo, lì ce l’hanno nel dna, sicuro. Se con i miei cani vai al quagliodromo fanno schifo, non ne sono capaci.
- Per concludere, penso che sul tuo furgone non ci siano mai stati tanti irlandesi come adesso, ce li puoi nominare?
Ho avuto dei cani importanti di Giuseppe Cocozza, i Gimac, ho avuto un bel seguito; poi c’è stato Vai Nel Vento Chili (Rubis de l’Anse de Ty Roux per Tr. Alpha du Bradner), un cane che mi regalò Yannick Moles da cucciolo, un cane stratosferico sui terreni, fece una bella carriera. A fine carriera, lo presentò la proprietaria a una gara a quaglie e vinse il trofeo “Quaglia d’oro” di Milano davanti a tutti gli inglesi, il primo irlandese nella storia. Dopo c’è stato Vai Nel Vento Farmer (Drumrue Finn per Tr. Alpha du Bradner), venne sempre questo amico veterinario (Yannick Moles, n.d.a.) in Normandia a mostrarmi un po’ di cani per farmene scegliere uno. Vidi dei setter inglesi, dei pointer che allevava lui, in precedenza avevo avuto Farmer da giovane, e gli chiesi se ce l’aveva ancora, alla sua risposta affermativa gli dissi:”Prendo quello”. Presi Farmer e fece la carriera.
- Ce lo ricordiamo tutti Farmer, soprattutto in un turno meraviglioso al Campionato d’Europa 2014 in coppia con Django du Vallon de Beaudini condotto da Daniel Munnini, purtroppo non ci fu il punto per nessuno dei due cani.
- A. Barbanti: Fin dall’inizio Enrico mi disse di provare Farmer in riproduzione anche per il bel carattere che aveva.
- Anche Mario (Pansera, suo proprietario) mi disse che aveva un carattere meraviglioso.
Adesso Farmer ha tredici anni, è con Emma Piacentini, anche lei mi ha detto la stessa cosa.
Poi c'è stata Ginger des Bords du Rieuvert (Viking du Val de Loue per Eire du Gourg d’Enfer) e Faustin.
Faustin de Landibarre (PluriCh. Urtis de la Chaume Rigault per Tr. Choogai des Seraphines Rouges) lo presi in Francia su indicazione dell’amico Jean Francois Meret, era in vendita. Lo presi, anche lui fece una bella carriera, un cane molto bello, molto tipico, un cane che ha generato molto bene, tra cui Manny detto Super (Ch. Faustin de Landibarre per Ch. Ginger des Bords du Rieuvert), un cane che ha generato cani molto importanti.
- Dopo è arrivato Nothing de Solo de Rory e Mistake di Cesare e Paolo Valvo e i quattro giovani che attualmente stai preparando…
Quattro giovani molto interessanti, ne sentiremo parlare…
Un aneddoto su un appassionato di setter irlandesi che mi segue ovunque, Cesare Valvo. In una prova che abbiamo fatto in Francia a fine marzo, andai al barrage con una gordon e quando finii il barrage si commosse! Non era un suo cane, non era la sua razza, era una gordon, ma si commosse comunque, bellissimo! Fece il Cacit il compagno, un pointer e lei fece la Riserva; il giudice in relazione disse: "Oggi ha corso una gordon che non ha nulla in meno del pointer!".
- Sapersi emozionare per queste cose al di là di un interesse personale è bellissimo e importante, sentimenti che vanno coltivati.
Un altro aneddoto, sono al barrage con Doc Hollyaday di Maurizio Meneghini, un altro gordon contro un irlandese di Jerome Dalmas, presidente di giuria era un bretone di cui non ricordo il nome. Lanciamo i cani, passano i minuti, i cani vanno all’inverosimile e i giudici non chiudono il turno, ad un certo punto il cane di Maurizio Meneghini incontra un muretto di sassi e rientra dal lacet e finalmente suonano la tromba. Il presidente di giuria disse:”Meno male che ogni tanto c’è anche un Dio dei giudici che ha fatto rientrare il cane!”.
- Bè sarebbero davvero tanti gli aneddoti che potrebbe raccontarci Enrico! Ci salutiamo e magari potremmo pensare a preparare in futuro un resoconto per le prove di Limon in Francia su beccaccini per il nostro annuario e magari anche un video.
Certo! Sono delle prove molto belle con molti irlandesi presenti.
In conclusione, vorrei sottolineare che la razza è messa molto, molto bene! |
Maurizio Meneghini
In una bella giornata di inizio Settembre ci troviamo a casa dell'amico Roberto Zanarella per incontrare Maurizio Meneghini, grande appassionato cinofilo Padovano che da tanti anni alleva e conduce, soprattutto, setter inglesi e pointer e che da ultimo s’è appassionato del setter irlandese.
|
Maurizio Meneghini con alcuni dei suoi setter irlandesi
(foto Roberto Zanarella) |
D. Maurizio, da quanti anni e come è arrivata questa passione per l’irlandese?
R. Andavo a gareggiare su beccaccini in Normandia – parliamo di dieci anni fa – ed ho iniziato a vedere i primi cani rossi nei marais (prati allagati dall'acqua, ndr); ho visto subito che avevano una marcia in più e da lì è venuta la voglia di portarne a casa uno per vedere. Sono cani differenti dal normale, sono molto appassionati, vanno forte e non temono l’acqua; per noi che amiamo la caccia al beccaccino questo può fare la differenza: con i pointer, per esempio, il freddo può essere un problema; il setter inglese, invece, ha altri problemi; l’irlandese col suo sottopelo e, soprattutto, la sua passione, non ha problemi. Poi ha un modo di “tirare” (filare, ndr) i beccaccini sull’emanazione senza paura di mandarli via: sfida il beccaccino. Questo è il modo giusto per approcciare a questo selvatico; il beccaccino, sennò, ti mette sotto: ti fa’ fermare in bianco e ti mette sotto il cane, “te lo distrugge”. Questi cani invece hanno quello spirito di… quel coraggio di andare avanti; magari spingono un po’ di più le prime volte, pero’ dopo hai un cane che non ferma in bianco, lui va, va, va e resta lì e c’è il beccaccino.
D. Alle parole di Maurizio, sembra quasi di vederlo questo irlandese che fila nel vento alla ricerca della giusta emanazione che lo porterà a concludere con sicurezza! Proviamo ancora a chiedere: Maurizio, qual è stato il primo dei cani importanti che hai avuto?
R. Qualche anno fa vidi una femmina, Runnie del signor Bernard; parlai con Bernard che mi disse: “guarda, fra un anno faccio la cucciolata se ne vuoi uno …” . Di fatto, dopo 6-7 mesi arrivò la telefonata ed io andai a prenderlo; anzi, prenderli, perché ne portai a casa tre!
Tre fratelli della stessa cucciolata: uno è andato a finire a Brescia; uno dal signor Bonatto (l'Arrow du Bradner, fresco di un 2° ECC.ris. Cac in caccia a starne in Serbia, ndr); ed uno è rimasto a me: l'Asper.
Ho cominciato con ‘sti cagnolini a tirarli su; sono un po’ diffidenti, però dopo si attaccano bene e danno delle soddisfazioni molto molto importanti, proprio un vero amico; cacciano bene con la testa alta… a me piacciono, insomma...
D. Proviamo a saperne di più dell'esperienza di Maurizio con l'irlandese; Maurizio, molti dicono che l’irlandese sia un cane difficile da un punto di vista caratteriale, a volte un po’ troppo sensibile, altre volte poco solido nella ferma: la tua esperienza qual è stata?
R. La mia esperienza mi dice che fino ai due anni è così; l'Asper “tirava” e faceva sempre un passetto oltre; adesso invece “tira” fino al posto giusto, è un cane perfetto praticamente.
Quindi sono cani che, forse, vanno aspettati un po’ di più rispetto, ad esempio, al setter inglese?
Sì! l'Asper l’ho visto “scoppiare” proprio intorno ai 4-5 anni; cacciare, ricordarsi i posti, andare per conto suo. È cambiato completamente dai 2 ai 4 anni, non si riconosce più. Io vado solo a caccia, d’inverno, sui beccaccini nelle nostre zone; faccio il giro, lui sa i posti… e si ricorda da un anno all’altro dove ha preso il beccaccino! Poi è simpaticissimo, sensibile, ti viene vicino con delicatezza; non ti tocca, aspetta che lo tocchi tu… insomma sono tutte cose piacevoli…
D. Maurizio, con l'Asper ci fai solo la caccia al beccaccino, oppure anche dell'altro?
R. Solo il beccaccino, perché lui è nato per il beccaccino. Per lui il beccaccino è una passione forte! Anche se devo dire che l’anno scorso in Serbia siamo andati a cotorni e con mio fratello abbiamo visto cose mai viste, anche se lui non aveva mai incontrato i cotorni. Eravamo a 1200 metri e lui faceva delle tirate anche di 150 metri! Su in montagna ho visto delle cose mai viste; non so se andavano via di pedina … sta di fatto che lui, a testa alta, ti portava là. Meraviglioso! ‘Ste cose qua non ce ne vogliono venti; quando a caccia te ne ha fatte una o due, con le condizione climatiche giuste, sei già apposto. Quel giorno abbiamo preso due cotorni su due ferme sue con delle “tirate”! … poi ho detto basta; lasciamoli qua, che sono uccelli che ha fatto Dio.
D. Che dire, caccia vera!
Proviamo ora a capire cosa ne pensa Maurizio dell'addestramento del nostro irlandese; Maurizio, a volte sembra che questi cani fermino meglio la selvaggina naturale piuttosto che la selvaggina posata: cosa ne pensi?
R. Sono d'accordo, molto meglio. Io con le quaglie ho provato: non vado a posarle con le mani al momento dell’utilizzo; vado la sera prima sul campo e le lascio andare un po’ qua un po’ la per non manipolare niente, però al cane non interessano … sente che non è selvaggina autentica. Anche i fagiani … non gli interessa niente. Il beccaccino, il frullino, il cotorno …. ovunque sia andato su selvaggina vera, lì ho visto veramente scatenarsi in lui quell’istinto di vero cacciatore: sfrutta l’aria molto bene, capisce subito come deve mettersi. Questa è la mia esperienza.
D. E dopo l'Asper?
R. Due figli, un maschio e una femmina, anche loro stesse caratteristiche: li vedi filare ma non su una quaglia o su un fagiano; sulle passere in mezzo al prato. La cagnetta, ad esempio, a 50 metri ferma, rimonta, cosa c’è? Vai là e partono sei-sette passere e partono a 30 metri davanti! Incredibile, perché magari pensi le abbia viste volare da un posto all’altro e invece no, tira col naso. Anche questi due cuccioli con lo stesso carattere, forse un po’ più duri; sulla macchina salgono volentieri quando l’anno conosciuta bene: devono prima conoscere tutto. All’inizio, da piccolini, è molto importante fargli fare una buona socializzazione. Questa è la mia esperienza.
D. Sempre a proposito di esperienza, proviamo a chiedere a Maurizio quale sia – a parer suo – la differenza tra il setter irlandese e le altre razze britanniche.
R. La differenza?… l’intelligenza; sull’irlandese spicca, è un cane molto intelligente… la differenza col pointer è enorme, con il setter inglese un po’ meno ma anche lì la differenza di intelligenza è molta, moltissima oserei dire. Se tu vai in un posto a caccia, da un anno all’altro, dove hai preso un beccaccino e fermi la macchina a distanza, anche a 500 metri, se non stai attento in due minuti il cane è già lì sul posto dove sa lui. Cose che ti restano dentro; ne ho provate a centinaia di cani e a beccaccini, poi, ne ho cambiati non ti dico neanche quanti . Invece, secondo me negli irlandesi, per nove cani su dieci è il primo uccello che gli entra in testa. L'irlandese ci mette un po’ di più a fermare, “tira” 3, 10 volte, prova ad andare sull’animale; però dopo, quando capisce che non si prende, rallenta e va’ in modo giusto e ferma sempre sul selvatico. Con gli inglesi a me è capitato che da giovani fermano subito e vanno bene in tutto; continui a stare attento che non fermino in bianco, quindi a non portarli sulle pasture oppure a non portarli d’inverno quando è freddo, ché l’emanazione è molta meno ed è più facile che i beccaccini partano. Ma accade che i beccaccini partano prima senza che il cane abbia la possibilità di fermarli e questo si “impressiona”; tu vai lì quando l’emanazione è giusta e quello (il cane, ndr) appena sente ferma, resta lì e non guida più. Sono cose molto ma molto importanti perché quando tu vai con un cane del genere, ti fa 5 ferme in bianco, per tutte le emanazioni presenti sul terreno: ferma qua, ferma là, ferma su, ferma giù e dopo dove c’è lui (il beccaccino ndr) magari “sgnek” se ne va. Invece 'sti cani qua vanno sulle pasture, “tirano” e le passano e sul beccaccino, fermano e tengono; tendono a non fermarsi in bianco, magari rallentano, ma dopo li prendono. Molto importante questo; la ferma in bianco è un gran difetto, grandissimo difetto. Sulle starne la cosa è meno evidente perché c’è meno pastura in giro, ma sui beccaccini, che nella risaia di notte ne fanno di tutti i colori, se ferma in bianco, un cane non lo porti più in giro. Direi che in questa sua capacità di discernimento, l'irlandese è aiutato molto dalla sua potenza olfattiva; la potenza olfattiva è molto importante. Col naso così forte, lui può fare tutto quello che vuole perché si sente sicuro; può andare avanti fino all’ultimo metro perché sa che il selvatico è lì a 30 metri. Il cane che non ha naso non li può fare 'sti discorsi qua.
D. Maurizio, un'ultima battuta prima di chiudere: come definiresti l'irlandese?
R. Un grande compagno di caccia con dei grandi mezzi!
Ringraziamo davvero Maurizio Meneghini per tutta la passione e l'amore che dimostra per questa razza; persone come lui sicuramente ci aiutano a far conoscere ed apprezzare i nostri cani nel mondo della cinofilia e della pratica “sopraffina” dell'arte venatoria.
Il Presidente del Red Setter Club d'Italia
Orlando Vari
|