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Rubriche » Ricerche » Il setter irlandese da lavoro in Italia

 

 

 

 

 

 

 

Il setter irlandese da lavoro in Italia

Analisi retrospettiva delle linee da lavoro maggiormente rappresentate

 

di Orlando Vari/Roberto Zanarella

 

Ciascuno di noi – nella sua vita di “selezionatore” o semplice allevatore amatoriale della razza – ha sempre ricercato di coniugare il meglio delle linee di sangue e dei riproduttori disponibili, con l’intento di perseguire gli obiettivi di miglioramento del proprio “canile” (per dirla all’inglese), di omogeneità dei prodotti delle diverse cucciolate, di continuità nel tempo in relazione alle qualità morfo/funzionali dei soggetti ottenuti.
È pur vero però – bisogna dircelo – che spesso la decisione finale non è tanto indirizzata da una attenta ed approfondita analisi dei potenziali riproduttori ma piuttosto da scelte di “opportunità” (vicinanza dello stallone individuato rispetto ad un altro potenzialmente migliore per la nostra fattrice ma ben più distante da noi, costo della monta, ecc.) ovvero da impeti “sentimentali” (si decide di accoppiare due soggetti di proprietà anche se l’uno o l’altro non ci soddisfano pienamente, si decide di far figliare una cagna – qualunque sia il suo rendimento - perché “le fa bene e ci fa piacere fare una cucciolata”, ecc).
In realtà il “mestiere” del selezionatore allevatore è molto difficile ed emotivamente complicato: nei primi decenni del secolo scorso – siamo agli albori della selezione della razza in Italia – un notissimo allevatore dell’epoca non disdegnava sopprimere tutti i cuccioli che non lo soddisfacevano pur di non uscire dal proprio “disegno” di allevatore.
Oggi sicuramente un comportamento simile non sarebbe approvato dalla comunità cinofila ma, se si vuole davvero progredire nella “selezione” (dal lat. selectiōne, deriv. di selēctus, part. pass. di seligĕre ‘scegliere’, comp. di sē- ‘a parte’ e legĕre ‘raccogliere, scegliere’: scelta degli elementi migliori o che presentano determinate caratteristiche o che appaiono i più adatti per un determinato scopo) bisogna essere obiettivi ed avere il cuore “duro”; avere una chiara visione del proprio obiettivo di selezione e perseguirlo anche se può costare qualche sacrificio (in questo caso, di soggetti non ritenuti adeguati rispetto al progetto).
Per quanto siano concetti noti a tutti, vale la pena ribadire – come detto - che l’obiettivo dell’allevamento dovrebbe essere il miglioramento morfologico e funzionale dei nostri soggetti, l’omogeneità dei nostri prodotti, ma soprattutto la continuità nel tempo della qualità dei risultati, segno tangibile della fissazione – in un data stirpe, o linea di sangue che dir si voglia – delle caratteristiche di razza ricercate. Ma a volte, come detto, tali risultati non arrivano perché il materiale genetico su cui si lavora potrebbe essere non di adeguata qualità ovvero perché – più semplicemente – non si è a conoscenza della disponibilità per la riproduzione di determinati soggetti, di quanto siano già stati utilizzati, di quali risultati abbiano prodotto in riproduzione.
A questo scopo da anni il Club sta cercando di mettere a disposizione dei soci un set di dati il più possibile oggettivo (risultati in prove di lavoro, verifiche sul campo, discendenze, ecc.) quale ausilio ad una scelta più consapevole e meditata e per mettere in evidenza quei soggetti – e quelle linee di sangue – che maggiormente si distinguono in prove di lavoro e sui terreni di caccia (non rinunceremo mai alla nostra vocazione “field trial e venatoria”): oggi proponiamo una interessante lettura dei dati disponibili sul data base Gestelv – che, con certosina pazienza, Roberto Zanarella sta alimentando da anni – per vedere  quali sono state, in effetti, le scelte fatte dai nostri soci (ma anche da non soci) in riproduzione. Il campione, ancorché numeroso, non è certamente esaustivo di tutti i soggetti presenti in Italia (parliamo sempre di linee da lavoro, ricordiamolo) ma è, altrettanto certamente, rappresentativo e valido come “indicatore di tendenza” .
In più, attraverso la lettura delle diverse generazioni di cani che si sono succedute nel tempo, se ne può ricavare una vista sulle tendenze in atto, oltre ad approfondire – sempre attraverso il software che mette a disposizione il nostro Club – il tasso di consanguineità dei diversi soggetti o dei prodotti di una determinata potenziale cucciolata.
L’orizzonte temporale che copre questa analisi è di circa tre generazioni (canine, ovviamente): un numero sufficiente di anni per capire come si sta sviluppando il patrimonio genetico della razza e cosa possiamo aspettarci per il futuro. E soprattutto quali sono le linee di sangue su cui si è maggiormente puntato e quali i correttivi da adottare per evitare – nel medio orizzonte temporale – rischi di eccessiva consanguineità.
È utile conoscere? A chi possono servire queste informazioni? A cosa ha portato l’utilizzo di questi riproduttori negli ultimi anni se guardiamo alla qualità della razza?
Ciascuno di noi potrà darsi la risposta che ritiene più pertinente. Per noi del Club è già importante poter mettere a disposizione di tutti queste informazioni al fine di aumentare la conoscenza di questo importante “patrimonio irlandese” che stiamo costruendo in Italia.

Orlando Vari

Ps: al fine di arricchire ulteriormente la base dati a disposizione, si rinnova l’invito a tutti i soci ed agli appassionati a far pervenire alla segreteria del Club i pedigree dei loro cani.
 


Guida alla lettura

**    Soggetti (nonni) con discendenti presenti in Italia
*      Soggetti (figli) con almeno 4 discendenti presenti in Italia

Per ciascun soggetto (nonno) vengono rappresentati i figli presenti in Italia (nati o importati) ed il numero di soggetti nei cui pedigree questi sono presenti fino alla 6^ (generazione) discendenza

Il totale dei discendenti presenti nella terza colonna in corrispondenza dei “nonni” (**) comprende tutti i soggetti nei cui pedigree si rintraccia il nome dell’avo anche se i propri figli hanno generato – a loro volta - meno di 4 soggetti; il totale posto in corrispondenza dei “figli” (*) è pari alla somma dei soggetti, propri discendenti, sino alla 6^ generazione.

 












 



 


 

 

 

 

 
 

 

 





 





 


 




























 







 

 

 

   
 

 

 

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